Calamari con piselli e fave

By Apicius International School of Hospitality

PORZIONI: 4 persone

CALORIE: 320 kcal per porzione

DIFFICOLTÀ: Facile

La rivisitazione toscana di una ricetta laziale

I calamari con piselli, si sa, sono una ricetta tipica laziale, anche se vengono chiaramente preparati in infinite varianti lungo tutte le coste della penisola italiana. Anche in Toscana abbiamo ovviamente la nostra personale variazione culinaria, che consiste nell’aggiungere ai calamari e ai piselli anche le fave, legume tipico della nostra regione e solitamente contemporaneo al cugino pisello.

Per risultato si ottiene non solo un piatto economico e saporito, ma anche altamente proteico ed estremamente versatile, dal momento che può essere servito sia come antipasto che come portata principale. La combinazione di piselli e fave, infatti, arricchisce di non poco l’apporto energetico della pietanza.

Ancora una volta la tradizione gastronomica toscana si dimostra basata su piatti poveri ma estremamente nutrienti, adatti al lavoro fisico e alla vita nei campi. Una cucina umile ma al contempo gustosa e variegata, che si adatta alle stagioni e ai loro mutamenti in modo armonico e delicato. I calamari con piselli e fave, ad esempio, sono un piatto che solitamente si prepara in primavera, quando i legumi sono freschi e quindi più saporiti.

Questa ricetta è abitualmente preparata in bianco, ed è così che anche noi la realizzeremo; devieremo dalla tradizione solo per guarnire con rucola e menta: un piccolo tocco in più per regalare al piatto un gusto ancora più fresco e stuzzicante.

Preparazione: 30 min

Cottura: 30 ± min

Tempo totale: 1 ± h

Ingredienti

200 gr / Piselli
200 gr / Fave
8 / Calamari di media grandezza
2 / Spicchi d’aglio
2 / Limoni
200 ml / Brodo vegetale
50 gr / Menta
100 gr / Rucola
q.b. / Sale fino
q.b. / Pepe nero
q.b. / Olio evo
q.b. / Peperoncino

Procedimento

  1. Per prima cosa va messa a bollire l’acqua in una pentola capiente, vi servirà per cuocere le fave e i piselli. In un altro pentolino mettete a scaldare il brodo vegetale, dopodiché prendete i calamari e puliteli attentamente avendo cura di asciugarli bene con della carta assorbente.
  2. Non appena l’acqua bollirà versate i legumi e lasciate cuocere almeno finché non si saranno ammorbiditi. Prendete poi la menta e la rucola e lavatele e tagliatele finemente. Fate la stessa cosa con uno dei limoni, avendo cura di realizzare fette fini. Infine, sbucciate e pelate anche l’aglio.
  3. Prendete quindi una padella antiaderente, cospargetela di olio extravergine di oliva e mettetela sul fuoco aggiungendo prima l’aglio e il peperoncino e poi, non appena inizia a sfrigolare, anche i calamari precedentemente puliti e asciugati facendoli saltare in solitaria per un paio di minuti.
  4. Scolate quindi fave e piselli che a questi punti saranno cotti e aggiungeteli ai calamari in cottura, allungate con il brodo vegetale e fate cuocere a fuoco medio per circa 20 minuti, o almeno finché il brodo non si sarà quasi del tutto asciugato. Servite caldi e buon appetito!

Lo sapevi che..

Tutti i principali ingredienti di questa ricetta affondano le loro radici nell’antichità. I calamari, ad esempio, sono un mollusco che da sempre abita il mediterraneo e che quindi fa parte di più o meno tutte le cucine dei popoli che vi si affacciano. Il loro stesso nome ha un’etimologia greca, deriva infatti da kalamos, parola che abbiamo italianizzato prima in calamaio (il tipico vasetto di inchiostro usato nel medioevo per inzuppare la penna stilografica) e poi in calamaro, il mollusco, appunto.

I piselli, invece, sono tra i legumi che vengono coltivati da più tempo. In Asia si hanno testimonianze già a partire dal 6000 a. C., e pare fossero anche uno degli alimenti preferiti da Carlo Magno, che tentò di diffonderli in tutta Europa senza però riuscirci. Qui, infatti, la produzione di questo legume scoppierà solo nel rinascimento, quando perfino i Medici, a Firenze, selezionarono una loro specifica varietà: il pisello piccolissimo.

Le fave, infine, sono il legume che in antichità veniva collegato all’aldilà e alla fertilità. Gli antichi romani, infatti, erano soliti lanciarle in aria in segno augurale durante le feste dedicate alla Dea Flora, le “Floralia”.

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